lunedì 22 luglio 2019

Gestione dei rischi costieri, necessaria una maggiore sinergia pubblico-privato

Corrado Monaca
Ragusa - Venerdì scorso la Sala Avis ha ospitato la giornata di studio "La gestione dei rischi costieri", organizzata dall'Ordine regionale dei Geologi e dall'Ordine degli Ingegneri di Ragusa, nell'ambito del progetto News (Nearshore hazard monitoring and Early Warning System), incluso nel programma Interreg V Italia-Malta, in collaborazione l'Università di Enna "Kore", l'Università di Catania, l'Università di Malta e il Libero Consorzio comunale di Ragusa.

Obiettivo dell'incontro: fare il punto sul lavoro svolto nel campo della valutazione dei rischi costieri e della loro corretta gestione. Le coste siciliane e le isole dell'arcipelago maltese sono soggette a fenomeni erosivi localizzati, crolli dalle falesie e inondazioni, dovute a fattori sia naturali che antropici.
Il Progetto NEWS "Nearshore hazard monitoring and Early Warning System", finanziato nell'ambito del Programma INTERREG V-A "Italia-Malta", intende sviluppare un sistema integrato di monitoraggio e di allerta precoce dei rischi provenienti dal mare, con l'obiettivo di segnalare alla popolazione con adeguato anticipo la possibilità di inondazioni, erosioni di litorali sabbiosi e crollo di falesie e di attivare misure di salvaguardia per evitare danni alle persone. Al contempo, il progetto mira allo sviluppo di sistemi di diffusione delle informazioni raccolte ed alla realizzazione di misure di sensibilizzazione di diportisti, pescatori, sportivi, bagnanti, ecc.. Il progetto, in fase avanzata di realizzazione, ha richiesto la raccolta, l'analisi e l'interpretazione scientifica dei dati sulle caratteristiche geo-strutturali delle coste e dei fondali; la creazione di una rete di monitoraggio; l'elaborazione di modelli in grado di prevedere i rischi sulla base dei dati rilevati; la realizzazione di modelli di intervento da parte della Protezione civile.

La giornata di studio, introdotta da Francesco Castelli dell'Università degli Studi di Enna "Kore", ha visto gli interventi di Calogero Foti, dirigente generale del Dipartimento Regionale di Protezione Civile; Luca Cavallaro, ricercatore del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell'Università di Catania; Ignazio Mariano Pagano, ingegnere capo dell'Ufficio del Genio Civile di Ragusa; Sebastiano D'Amico, ricercatore del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Malta, e Giuseppe Alessandro geologo, responsabile della difesa del suolo per il Libero Consorzio Comunale di Ragusa. Dagli interventi dei relatori, al di là degli aspetti tecnici, è emersa la necessità - largamente condivisa - di informare, coinvolgere e interagire maggiormente con i privati, per mettere in campo azioni sinergiche a difesa dai rischi costieri, diversamente da quanto è stato fatto in passato. L'esigenza di una maggiore circolazione delle informazioni è stata sottolineata in particolare negli interventi degli ingegneri Calogero Foti e Ignazio Mariano Pagano che hanno inquadrato il tema in un contesto più ampio di collaborazione tra enti di ricerca, istituzioni, ordini professionali e imprese, riportando i risultati di alcune positive esperienze di sinergia pubblico-privata.

Ai lavori ha partecipato Corrado Monaca responsabile dei laboratori tecnologici e di ricerca Betontest, che ha rilasciato la seguente dichiarazione: «in provincia di Ragusa, già da anni il fenomeno dell'erosione è stato oggetto di ricerca e studio tra le istituzioni locali, regionali e nazionali, per intercettare ipotesi di fattibilità utilizzando i dati globali del pianeta terra che ci consento di prevenire gli scenari futuri a livello locale ed abbandonare invece la statistica degli eventi verificatosi fino ad oggi; come sostenuto da Calogero Foti e da Ignazio Mariano Pagano. Anche in merito alla sinergia tra le professioni tecniche ed i privati esistono già nel sud-est della Sicilia, progetti sperimentali in avanzata fase che possono essere realizzati grazie all'apporto di risorse private, come evidenziato da Castelli, Cavallaro e D'Amico».


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